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Sono fortunatamente passati i tempi in cui il problema dei conflitti fra fauna selvatica (uccelli in particolare) ed aviazione in Italia era largamente sottostimato e trascurato. Allora i più mettevano fatalisticamente nei conti aziendali qualche impatto e qualche danno agli aeromobili senza farsi ulteriore carico di studiare metodi ed iniziative di prevenzione. 

La stessa Autorità aeronautica nazionale ha a lungo sottovalutato la questione, limitandosi ad emettere sporadici avvisi di pericolo ed omettendo di verificare se e come essi venissero raccolti ed applicati. Se ciò poteva avere qualche giustificazione all’epoca delle eliche e dei pistoni, dopo l’avvento dei grandi jet, sempre più veloci e sempre più silenziosi, era diventato semplicemente insostenibile, ed alto è stato il contributo, anche in termini di vite umane, per raggiungere la consapevolezza del pericolo e per trovare le giuste soluzioni. 

Oggi, grazie anche a qualche deciso intervento legislativo e giudiziario, la situazione è radicalmente cambiata; non c’è più alcun aeroporto in Italia e nel mondo che non abbia in corso un programma finalizzato alla riduzione del rischio di impatto con volatili. 

Ma molto resta ancora da fare.

Il problema, è bene dirlo subito, non è di facile soluzione. Gli uccelli non conoscono confini, ed il loro comportamento, per quanto abitudinario, non è affatto prevedibile se non con larga approssimazione. Per di più tendono rapidamente ad assuefarsi a qualunque metodo venga messo in atto per escluderli da un luogo, e, paradossalmente, gli aeroporti sono per loro luoghi naturalmente attrattivi. La gestione del problema della fauna avicola, lungi dal potersi considerare una scienza esatta, sconfina perciò nell’arte, o almeno in un artigianato di alta qualità.

Del resto la posta in palio non è di poco conto: anche un semplice impatto multiplo con ingestione provoca danni per milioni di Euro, per tacere delle conseguenze irreparabili quando vite umane vengono perse (ciò è purtroppo accaduto in Italia nel 2003). 

Ma la battaglia può essere vinta. Naturalmente con le armi giuste e senza il “fai-da-te” che non porta a nulla se non a perdere tempo e denaro. Può essere vinta utilizzando le corrette tecnologie precedute da una analisi scientifica del fenomeno e seguite da una costante attività di monitoraggio.
E’ un’attività onerosa, lo ammettiamo, ma se pensate che la prevenzione sia troppo costosa…provate un incidente!

Questo sito è dedicato a quanti quotidianamente operano per raggiungere il difficile equilibrio fra sicurezza delle operazioni di volo e rispetto e tutela per la fauna selvatica, considerati entrambi interessi primari, anche se certo non sullo stesso piano.